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SOPRA DANTE 89

avendo al suo navicare prospero vento, disse ridendo agli amici suoi i quali con lui erano: vedete voi come buon navicare sia conceduto dagl’iddii a’ sacrilegi? E avendo tratto alla statua di Giove Olimpio un mantello d’oro il quale era di grandissimo peso, e messonele uno di lana, disse che quello dell’oro era la state troppo grave e ’l verno troppo freddo; ma quello che messo l’avea, era a ciascun de’ detti tempi più atto e così levava la barba dell’oro alla statua d’Esculapio, affermando non convenirsi vedere il figliuolo con barba, ove si vedea senza barba essere il padre. Similmente trasse de’ templi più mense d’oro e d’ariento, nelle quali secondo il costume greco era scritto, quelle essere de’ beni degl’iddii; dicendo quando le prendeva, sè usare de’ beni degl’iddii. E oltre a ciò, molti doni d’oro e care cose, le quali le statue degl’iddii con le braccia sportate innanzi sosteneano, poste sopra quelle da coloro i quali i lor boti mandavano ad esecuzione, prese più volte dicendo, sè non rubarle ma prenderle: stolta cosa affermando, non prender quei beni, per i quali sempre gli preghiamo, quando gli ci porgono. E questo del primo Dionisio basti aver detto. E venendo al secondo, scrive Giustino, che essendo il predetto Dionisio stato ucciso da’ suoi, essi medesimi che ucciso avevano il padre sustituirono a lui questo secondo Dionisio, il quale di tempo era maggiore che alcuno altro suo figliuolo; il quale come la signoria ebbe presa, per potere aver più ampio luogo alle crudeltà già pensate, in quanto potè si fece favorevole il popolo con più beneficii facendogli; e parendogli