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48 | COMENTO DEL BOCCACCI |
peccato si punisce del quale esso conosca sè medesimo peccatore. E avuta questa passione al suo difetto seguita:
Io cominciai: Poeta, volentieri
Parlerei a que’ due, che ’nsieme vanno,
essendo da quella bufera portati,
Che paiono sì al vento esser leggieri,
cioè con minor fatica volanti.
Ed egli a me: vedrai quando saranno,
menati dal vento,
Più presso a noi, e tu allor gli prega,
Per quell’amor, ch’ei mena; qual che quello amor sia, ed ei verranno, qui, da quell’amor per lo qual pregati fieno costretti,
Sì tosto, come ’l vento a noi gli piega,
Muovi la voce, cioè prega come detto t’ho; per la qual cosa 1’autor verso di sè venir gli vide, cominciò a dire in questa guisa, o anime affannate, dal tormento della noia di questo vento,
Venite a noi parlar, s’altri nol niega,
cioè se voi potete. Quali colombe. Qui l’autore per una comparazione ne dichiara con quanta affezione, quelle due anime chiamate, venissero a lui: Quali colombe dal desio, di rivedere i figliuoli, chiamate, cioè incitate, Con l’ali alzate, volando, e ferme, con l’affezione, al dolce nido, nel quale i figliuoli hanno lasciati, per dover cercar pastura per li figliuoli e per loro, Vengon per l’aer, verso il nido, dal voler portate; perciocchè gli animali non razionali, non hanno altra guida nella loro affezione che