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comincia la prima giornata del DECAMERON, nella quale, dopo la dimostrazione fatta dall’autore, per che cagione avvenisse di doversi quelle persone, che appresso si mostrano, radunare a ragionare insieme, sotto il reggimento di pampinea si ragiona di quello che più aggrada a ciascheduno.


Quantunque volte, graziosissime donne, meco pensando riguardo quanto voi naturalmente tutte siete pietose, tante conosco che la presente opera, al vostro judicio, avrà grave e nojoso principio, si come è la dolorosa ricordazione della pestifera mortalità trapassata, universalmente a ciascuno, che quella vide o altramenti conobbe, dannosa, la quale essa porta nella sua fronte. Ma non voglio per ciò che questo di più avanti leggere vi spaventi, quasi sempre tra’ sospiri e tra le lagrime leggendo dobbiate trapassare. Questo orrido cominciamento vi fia non altramenti che a’ camminanti una montagna aspra et erta, presso alla quale un bellissimo piano e dilettevole sia riposto, il quale tanto più viene lor piacevole, quanto maggiore è stata del salire e dello smontare la gravezza. E sì come la estremità della allegrezza il dolore occupa, così le miserie da sopravvegnente letizia sono terminate. A questa brieve noja (dico brieve, in quanto in poche lettere si contiene) seguita prestamente la dolcezza et il piacere, il quale io v’ho davanti promesso, e che forse non sarebbe da cosi fatto inizio, se non si dicesse, aspettato. E nel vero, se io potuto avessi onestamente per altra parte menarvi a quello che io desidero, che per così aspro sentiero come fia questo, io l’avrei volentier fatto; ma per ciò che, qual fosse la cagione per che le cose che appresso si leggeranno avvenissero, non si poteva senza questa rammemorazion dimostrare, quasi da necessità costretto a scriverle mi conduco.