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libro quarto 413

piacere degl’iddii. Non è bene, mentre ciascuno di noi si maraviglia, narrare il modo, ma rallégrati che sano e salvo, e piú lieto ch’io fossi mai, nelle tue braccia dimoro». «Di ciò io mi rallegro molto, ma non posso fare ch’io non sia nella mia allegrezza impedita» disse Biancofiore, «pensando a qual pericolo tu per venire qui ti se’ messo.» Rispose Filocolo: «Poi che prosperevolmente gl’iddii hanno il mio intendimento recato al disiderato fine, di che tu ti dèi rallegrare, non pensiamo piú a’ passati pericoli, spendiamo il tempo piú dilettevolmente, perciò che incerti siamo quanto conceduto ce ne sia, mentre che nell’altrui mani dimoriamo».

Cominciaronsi adunque i due amanti l’uno all’altro a far festa, e ciascuno i disiderati baci senza numero s’ingegnava di porgere e di ricevere, donde forte sarebbe a potere esprimere la gioia e l’allegrezza di loro due: ma chi tal bene giá pe’ suoi affanni gustò, qual fosse il può considerare. E mentre in questa festa dimorano, Biancofiore dimanda che sia del suo anello, il quale Filocolo nel suo dito glielo mostra. «Omai» disse Biancofiore, «non dubito che l’augurio che presi delle parole del tuo padre, quando davanti gli presentai il pavone, non vengano ad effetto, che disse di darmi, avanti che l’anno compiesse, per marito il maggior barone del suo regno: e certo di te intesi, di cui non sono ora meno contenta, avvegna che passato sia l’anno, che se avanti avuto ti avessi, pure ch’io t’aggia.» A cui Filocolo disse: «Bella donna, veramente verrá ad effetto ciò che di quelle parole pensasti; né credere che io sí lungamente aggia affannato per acquistare amica, ma per acquistare inseparabile sposa, la quale tu mi sarai. E fermamente, avanti che altro fra noi sia, col tuo medesimo anello ti sposerò, alla qual cosa Imeneo, la santa Giunone e Venere, nostra dea, siano presenti». Disse allora Biancofiore: «Mai di ciò che ora mi parli dubitai, e con ferma speranza vivuta sono sempre di dover tua sposa morire; e però levianci di qui, e davanti alla santa figura del nostro iddio questo facciamo, e lí il nostro Imeneo e la santa Giunone e Venere ci siano».