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novella terza 53

mi debbo poter giacere con voi come vostro marito. — La donna, che loica non sapeva e di piccola levatura aveva bisogno, o credette o fece vista di credere che il frate dicesse vero; e rispose: — Chi saprebbe rispondere alle vostre savie parole? — Ed appresso, nonostante il comparatico, si recò a dover fare i suoi piaceri; né incominciarono pure una volta, ma sotto la coverta del comparatico avendo piú agio, perché la suspizione era minore, piú e piú volte si ritrovarono insieme. Ma tra l’altre una avvenne che, essendo frate Rinaldo venuto a casa la donna e veggendo quivi niuna persona essere altri che una fanticella della donna, assai bella e piacevoletta, mandato il compagno suo con essolei nel palco de’ colombi ad insegnarle il paternostro, egli con la donna, che il fanciullin suo avea per mano, se n’entrarono nella camera, e dentro serratisi, sopra un lettuccio da sedere che in quella era s’incominciarono a trastullare: ed in questa guisa dimorando, avvenne che il compar tornò, e senza esser sentito da alcuno, fu all’uscio della camera, e picchiò e chiamò la donna. Madonna Agnesa, questo sentendo, disse: — Io son morta, ché ecco il marito mio: ora si pure avvedrá egli qual sia la cagione della nostra dimestichezza. — Era frate Rinaldo spogliato, cioè senza cappa e senza scapolare, in tonicella; il quale questo udendo, disse: — Voi dite vero; se io fossi pur vestito, qualche modo ci avrebbe: ma se voi gli aprite, ed egli mi truovi cosí, niuna scusa ci potrá essere. — La donna, da subito consiglio aiutata, disse: — Or vi vestite; e vestito che voi siete, recatevi in braccio vostro figlioccio, ed ascolterete bene ciò che io gli dirò, sí che le vostre parole poi s’accordino con le mie: e lasciate fare a me. — Il buono uomo non era ancora ristato di picchiare, che la moglie rispose: — Io vengo a te — e levatasi, con un buon viso se n’andò all’uscio della camera ed aperselo, e disse: — Marito mio, ben ti dico che frate Rinaldo nostro compare ci si venne, ed Iddio il ci mandò: ché per certo, se venuto non ci fosse, noi avremmo oggi perduto il fanciul nostro. — Quando il bescio santoccio udí questo, tutto misvenne, e disse: — Come? — O marito mio, — disse la donna — e’ gli venne dianzi di subito