Pagina:Boccaccio - Decameron II.djvu/326

320 chiusa


     S’Amor venisse senza gelosia,
io non so donna nata
lieta com’io sarei, e qual vuol sia.
     Se gaia giovanezza
in bello amante dée donna appagare,
o pregio di vertute
o ardire o prodezza,
senno, costumi o ornato parlare
o leggiadrie compiute,
io son colei, per certo, in cui salute,
essendo innamorata,
tutte le veggio en la speranza mia.
     Ma per ciò ch’io m’avveggio
che altre donne savie son com’io,
io triemo di paura:
e pur credendo il peggio,
di quello, avviso en l’altre esser disio,
ch’a me l’anima fura;
e cosí quel che m’è somma ventura
mi fa isconsolata
sospirar forte e stare in vita ria.
     Se io sentissi fede
nel mio signor quant’io sento valore,
gelosa non sarei:
ma tanto se ne vede,
pure che sia ch’inviti l’amadore,
ch’io gli ho tutti per rei;
questo m’accuora, e volentier morrei:
e di chiunque il guata
sospetto, e temo non mel porti via.
     Per Dio, dunque, ciascuna
donna pregata sia che non s’attenti
di farmi in ciò oltraggio:
ché, se ne fia nessuna
che con parole o cenni o blandimenti
in questo il mio dannaggio
cerchi o procuri, s’io il risapraggio,
se io non sia svisata,
piagner farolle amara tal follia.