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novella ottava 289

salute se non d’accusar sé e di scusar lui, prestamente si fece avanti e gridò: — Marco Varrone, richiama il povero uomo il quale tu dannato hai, per ciò che egli è innocente; io ho assai con una colpa offesi gl’iddii uccidendo colui il quale i tuoi sergenti questa mattina morto trovarono, senza volere ora con la morte d’uno altro innocente offendergli. — Varrone si maravigliò e dolfegli che tutto il pretorio l’avesse udito, e non potendo con suo onore ritrarsi da far quello che comandavan le leggi, fece indietro ritornar Gisippo, ed in presenza di Tito gli disse: — Come fostú sí folle che, senza alcuna pena sentire, tu confessassi quello che tu non facesti giá mai, andandone la vita? Tu dicevi che eri colui il quale questa notte avevi ucciso l’uomo, e questi or viene e dice che non tu ma egli l’ha ucciso. — Gisippo guardò, e vide che colui era Tito, ed assai ben conobbe lui far questo per la sua salute, sí come grato del servigio giá ricevuto da lui; per che, di pietá piagnendo, disse: — Varrone, veramente io l’uccisi, e la pietá di Tito alla mia salute è omai troppo tarda. — Tito, d’altra parte, diceva: — Pretore, come tu vedi, costui è forestiere, e senza arme fu trovato allato all’ucciso, e veder puoi la sua miseria dargli cagione di voler morire: e per ciò liberalo, e me, che l’ho meritato, punisci. — Maravigliossi Varrone dell’istanza di questi due, e giá presummeva niuno dovere esser colpevole; e pensando al modo della loro assoluzione, ed ecco venire un giovane chiamato Publio Ambusto, di perduta speranza ed a tutti i romani notissimo ladrone, il quale veramente l’omicidio avea commesso: e conoscendo niun de’ due esser colpevole di quello di che ciascun s’accusava, tanta fu la tenerezza che nel cuor gli venne per l’innocenza di questi due, che, da grandissima compassion mosso, venne dinanzi a Varrone e disse: — Pretore, i miei fati mi traggono a dover solvere la dura quistion di costoro, e non so quale iddio dentro mi stimola ed infesta a doverti il mio peccato manifestare: e per ciò sappi, niun di costoro esser colpevole di quello che ciascun se medesimo accusa. Io son veramente colui che quello uomo uccisi stamane in sul dí: e questo cattivello che qui è, lá vidi io che si dormiva mentre che io i furti fatti dividea con