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novella seconda 241

tutti avarissimi troppo piú che le femine sieno, e d’ogni liberalitá nemici a spada tratta; e quantunque ogni uomo naturalmente appetisca vendetta delle ricevute offese, i cherici, come si vede, quantunque la pazienza predichino e sommamente la remission dell’offese commendino, piu focosamente che gli altri uomini a quella discorrono. La qual cosa, cioè come un cherico magnifico fosse, nella mia seguente novella potrete conoscere aperto.

Ghino di Tacco, per la sua fierezza e per le sue ruberie uomo assai famoso, essendo di Siena cacciato e nemico de’ conti di Santafiore, ribellò Radicofani alla Chiesa di Roma, ed in quel dimorando, chiunque per le circostanti parti passava rubar faceva a’ suoi masnadieri. Ora, essendo Bonifazio papa ottavo in Roma, venne a corte l’abate di Cligni, il quale si crede essere un de’ piú ricchi prelati del mondo: e quivi guastatoglisi lo stomaco, fu da’ medici consigliato che egli andasse a’ bagni di Siena, e guerirebbe senza fallo; per la qual cosa, concedutogliele il papa, senza curar della fama di Ghino, con gran pompa d’arnesi e di some e di cavalli e di famiglia entrò in cammino. Ghino di Tacco, sentendo la sua venuta, tese le reti, e senza perderne un sol ragazzetto, l’abate con tutta la sua famiglia e le sue cose in uno stretto luogo racchiuse: e questo fatto, un de’ suoi il piú saccente, bene accompagnato, mandò all’abate, al quale da parte di lui assai amorevolmente gli disse che gli dovesse piacere d’andare a smontare con esso Ghino al castello. Il che l’abate udendo, tutto furioso rispose che egli non ne voleva far niente, sí come quegli che con Ghino niente aveva a fare, ma che egli andrebbe avanti e vorrebbe veder chi l’andar gli vietasse. Al quale l’ambasciadore umilmente parlando disse: — Messer, voi siete in parte venuto dove, dalla forza di Dio in fuori, di niente ci si teme per noi, e dove le scomunicazioni e gl’interdetti sono scomunicati tutti: e per ciò piacciavi per lo migliore di compiacere a Ghino di questo. — Era giá, mentre queste parole erano, tutto il luogo di masnadieri circondato; per che l’abate, co’ suoi preso veggendosi, disdegnoso forte, con l’ambasciadore prese la via verso il castello, e tutta la sua brigata e li suoi arnesi con lui. E smontato, come