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222 giornata nona

accorto che egli non ti ponesse le mani addosso, per ciò che egli ti darebbe il mal dí, ed avresti guasti i fatti miei. — Disse il barattiere: — Ho io a dire altro? — Disse Ciacco: — No, va’ pure; e come tu hai questo detto, torna qui a me col fiasco, ed io ti pagherò. — Mossosi adunque il barattiere, fece a messer Filippo l’ambasciata. Messer Filippo, udito costui, come colui che piccola levatura avea, avvisando che Biondello, il quale egli conosceva, si facesse beffe di lui, tutto tinto nel viso, dicendo: — Che «arrubinatemi» e che «zanzeri» son questi, che nel malanno metta Iddio te e lui? — si levò in piè e distese il braccio per pigliar con la mano il barattiere: ma il barattiere, come colui che attento stava, fu presto e fuggí via, e per altra parte ritornò a Ciacco, il quale ogni cosa veduta avea, e dissegli ciò che messer Filippo aveva detto. Ciacco contento pagò il barattiere, e non riposò mai che egli ebbe ritrovato Biondello; al quale egli disse: — Fostú a questa pezza dalla loggia de’ Cavicciuli? — Rispose Biondello: — Mai no; perché me ne domandi tu? — Disse Ciacco: — Per ciò che io ti so dire che messer Filippo ti fa cercare; non so quel che si vuole. — Disse allora Biondello: — Bene, io vo verso lá, io gli farò motto. — Partitosi Biondello, Ciacco gli andò appresso per vedere come il fatto andasse. Messer Filippo, non avendo potuto giugnere il barattiere, era rimaso fieramente turbato e tutto in se medesimo si rodea, non potendo dalle parole dette dal barattiere cosa del mondo trarre altro, se non che Biondello, ad istanza di cui che sia, si facesse beffe di lui: ed in questo che egli cosí si rodeva, e Biondel venne. Il quale come egli vide, fattoglisi incontro, gli die’ nel viso un gran punzone. — Oimè! messer, — disse Biondel — che è questo? — Messer Filippo, presolo per li capelli e stracciatagli la cuffia in capo e gittato il cappuccio per terra e dandogli tuttavia forte, diceva: — Traditore, tu il vedrai bene ciò che questo è; che «arrubinatemi» e che «zanzeri» mi mandi tu dicendo a me? Paioti io fanciullo da dovere essere uccellato? — E cosí dicendo, con le pugna le quali aveva che parevan di ferro, tutto il viso gli ruppe, né gli lasciò in capo capello che ben gli volesse, e convoltolo per lo fango,