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130 giornata ottava

benedicer le galle del gengiovo come il pane ed il cascio. — Disse Buffalmacco: — Per certo tu di’ il vero; e tu, Calandrino, che di’? Vogliánlo fare? — Disse Calandrino: — Anzi ve ne priego io per l’amor di Dio: ché, se io sapessi pure chi l’ha avuto, sí mi parrebbe essere mezzo consolato. — Or via, — disse Bruno — io sono acconcio d’andare infino a Firenze per quelle cose in tuo servigio, se tu mi dái i denari. — Aveva Calandrino forse quaranta soldi, li quali egli gli diede. Bruno, andatosene a Firenze ad un suo amico speziale, comperò una libra di belle galle di gengiovo e fecene far due di quelle del cane, le quali egli fece confettare in uno aloè patico fresco; poscia fece dar loro le coverte del zucchero come avevan l’altre, e per non ismarrirle o scambiarle, fece lor fare un certo segnaluzzo per lo quale egli molto ben le conoscea: e comperato un fiasco d’una buona vernaccia, se ne tornò in villa a Calandrino, e dissegli: — Farai che tu inviti domattina a ber con teco tutti coloro di cui tu hai sospetto: egli è festa, ciascun verrá volentieri, ed io farò stanotte insieme con Buffalmacco la ’ncantagione sopra le galle e recherolleti domattina a casa, e per tuo amore io stesso le darò, e farò e dirò ciò che fia da dire e da fare. — Calandrino cosí fece. Ragunata adunque una buona brigata tra di giovani fiorentini che per la villa erano e di lavoratori, la mattina vegnente, dinanzi alla chiesa intorno all’olmo, Bruno e Buffalmacco vennono con una scatola di galle e col fiasco del vino, e fatti stare costoro in cerchio, disse Bruno: — Signori, el mi vi convien dir la cagione per che voi siete qui, acciò che, se altro avvenisse che non vi piacesse, voi non v’abbiate a ramaricar di me. A Calandrino che qui è, fu iernotte tolto un suo bel porco, né sa trovare chi avuto se l’abbia; e perciò che altri che alcun di noi che qui siamo non gliele dée potere aver tolto, esso, per ritrovar chi avuto l’ha, vi dá a mangiar queste galle una per uno e bere: ed in fino da ora sappiate che chi avuto avrá il porco, non potrá mandar giú la galla, anzi gli parrá piú amara che veleno e sputeralla, e per ciò, anzi che questa vergogna gli sia fatta in presenza di tanti, è forse meglio che quel cotale che avuto l’avesse, in penitenza il dica al sere, ed io mi rimarrò