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CAPITOLO XXXIX. 159

Odesi alcuna volta in la pianura
     50Le frondi risonar per dolce vento,
     Il qual si move da quell’aere pura.
Ogni pratel di quel lito è contento
     Di mutar condizione a tempo e loco,
     Secondo c’ha ’l vigore acceso o spento.
55Rallegravisi ogni animal, e gioco
     Vi fa, secondo che amor lo strigne
     Sotto la forza sua, o molto o poco,
Ovunque la natura più dipigne
     La terra di bellezza, e a rispetto
     60Null’è di quello che quel fiume tigne.
Così veduto quel con l’intelletto,
     Io corsi a quel che fuor del lupo usciva,
     Ov’io non vidi un albero soletto,
O altra pianta, la qual verde o viva
     65Vi sia, ma secca la pianura trista
     Biancheggiar tutto coll’occhio scopriva.
Aveva ben del fiumicel la lista
     Tinta la terra d’un suo color perso,
     Che quasi lo schifava la mia vista.
70Mossimi allora quindi, e a traverso
     Presi il sentiero per lo bel giardino,
     Per gire al fiume del bel toro emerso.
E quella Donna, con cui il cammino
     Impresi prima, disse: se ti piace
     75Andiam per questa via, che più vicino
Ne fia ’l sentier che ci merrà a pace:
     Dove tu vai, come tu hai veduto,
     È del ben transitorio e fallace,