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La caccia di Diana 37

Ch’un piccol fosso volendo passare,55
     Si traversò un furioso toro,
     Rompendole la via nel suo andare;
Ond’ella fe’ per quel quivi dimoro.


Canto XIV.


Salvossi questa alquanto in alto loco,
     Sonando un corno, racogliendo i cani,
     Ch’erano avanti, qual molto e qual poco.
Impingendoli al toro con le mani: —
     Ciuffa! — gridava — piglial, buon Pezzuolo,5
     Piglial, Dragone, e piglial, Graffiacani! — .
E poi ch’adesso1 l’abbaiante stuolo
     Gli ebbe drizzato, quale per la coscia,
     Chi per l’orecchie li porgeva duolo;
Et e’ da tutti la mortale angoscia10
     Cacciava a suo potere, or coll’un corno
     Ferendo l’uno et or coll’altro poscia;
E simile co’ calci a sé d’intorno
     Non ne lasciava nullo aprossimare,
     Sì passò prima gran parte del giorno.15
Tanzella non facea se non gridare,
     E spesso in fallo saette gittava,
     Non potendoli mai colpo donare.
Tuccella Serisal, che quindi andava,
     Un dardo le prestò, e quella allora20
     Con tutta la sua forza li gittava.


  1. Le stampe ad esso. Preferisco, per evitare la ridondanza, conservare uniti i due elementi ed intendere l’avverbio nel noto significato arcaico di «subito, tosto.»