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Rime 87

Et par ciascun mi dica: Vienne, ch’io
     Sono per scaprestarti1 in un momento10
     Da quel dolor nel quale Amor t’invischia.
     Ond’io a molti2 incontro col desio
     Talor mi fo, com’huom che n’ò talento;
     Ma poi la vita trista non s’arrischia.


LI.


Le lagrime e i sospiri e il non sperare
     A quelle fine3 m’àn sì sbigottito,
     Ch’io me ne vo per via com’huom smarrito:
     Non so che dire et molto men che fare.
     Et quand’advien che talor ragionare5
     Oda di me, che n’ò tal volta udito,
     Del pallido color et del partito
     Vigore et del dolor che di fuor pare,
Una pietà di me stesso mi viene
     Sì grande, ch’io desio di dir piangendo10
     Chi sia cagion di tanto mio martiro.
     Ma poi, temendo non aggiugner pene
     Alle mia noie, tanto mi difendo,
     Ch’io passo in compagnia d’alcun sospiro.


LII.


Se mi bastasse allo scriver, l’ingegno,
     La mirabil bellezza e ’l gran valore


  1. Cfr. p. 86, n. 2.
  2. Dei modi da morire enumerati nelle quartine.
  3. Intendi: «il non sperar fine alle lagrime.» Per la locuzione sperar fine cfr. XLVII, 9-10.