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Dei, scrive che egli fu uditore d’Archelao, il quale era stato auditore di Anassagora. E, poiché alquanto tempo ebbe udito sotto Archelao, per divenire pienamente esperto degl’intrinseci effetti della natura, in piú parti del mondo gli ammaestramenti de’ piú savi andò cercando, secondo che scrive Tullio nel libro secondo delle Quistioni tusculane: e in tanta sublimitá di scienza pervenne, che egli, secondo che scrive Valerio, fu reputato quasi un terrestre oracolo dell’umana sapienza. E secondo che mostra di tenere Apulegio, e similmente Calcidio Sopra il primo libro del Timeo di Platone, e come Agostino nel libro ottavo della Cittá di Dio, egli ebbe seco infíno dalla sua puerizia un dimonio, il quale Apulegio predetto chiama «iddio di Socrate» in un libro che di ciò compose: il quale molte cose gl’insegnò e in ciò che egli aveva a fare l’ammaestrò. Ma chi che di ciò gli fosse il dimostratore, egli fu non solamente dagli uomini, ma eziandio da Apolline, il quale gli antichi ne’ loro errori credettero essere iddio della sapienza, giudicato sapientissimo. Della qual cosa non è molto da maravigliarsi, conciosiacosaché egli fosse nelli studi della filosofia assiduo; e tanto nelle meditazioni perseverante, che Aulo Gellio scrive, nel libro secondo Noctium Atticarum, lui essere usato di stare dal cominciamento d’un di infino al principio del seguente, in piede, senza mutarsi poco o molto col corpo, e senza volgere gli occhi o ’l viso dal luogo al quale nel principio della meditazione gli poneva. Fu costui di maravigliosa e Iaudevole umiltá, percioché, quantunque in iscienza continuamente divenisse maggiore, tanto minore nel suo parlare si faceva; e da lui, secondo che Girolamo scrive nella sua trentacinquesima pistola, e, oltre a ciò, nel proemio della Bibbia, nacque quel proverbio, il quale poi per molti s’ è detto, cioè «hoc scio, quod uescio». E, oltre a questo, essendo tanto e si venerabile filosofo, non solamente in parole, ma in opera la sua umiltá dimostrò. Esso, tra l’altre volte, secondo che negli studi è usanza, facendo la colletta dagli uditori suoi, ed essi tutti dandogli volentieri non solamente il debito, secondo l’uso, ma ancora piú; Eschilo, poverissimo giovane ma d’alto ingegno, lasciò andar ogn’uomo a pagar questo debito, e non