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cavallo che avesse i dolori, o altra naturale infermitá, avendo tre volte menatolo d’intorno a questo. Fece, oltre a questo, due teste di marmo intagliate, delle quali l’una piagnea e l’altra ridea, e posele ad una porta, la quale si chiamava porta Nolana, l’una dall’un lato della porta, e l’altra dall’altro; ed avevan questa proprietá, che chi veniva per alcuna sua vicenda a Napoli, e disavvedutamente entrava per quella porta, se egli passava dalla parte della porta dove era posta quella che piagnea, mai non potea recare a fine quello per che egli venuto v’era, e se pure il recava, penava molto, e con gran noia e fatica il faceva; se passava dall’altra parte, dove era quella che rideva, di presente spacciava la bisogna sua.] E però credo che egli vivesse poco a Roma, ma che egli talvolta vi usasse, questo è credibile. «Sotto il buono Augusto», cioè Ottaviano Cesare, il quale, essendo per nazione della gente Ottavia, anticamente cittadina di Velletri, d’Ottavio padre e di Giulia, sirocchia di Giulio Cesare, nacque; il quale poi Giulio Cesare s’adottò in figliuolo e per testamento gli lasciò questo nome di Cesare. Poi, avendo egli perseguitati e disfatti tutti coloro li quali avevano congiurato contro a Giulio Cesare, e finite nella morte d’Antonio e di Cleopatra le guerre cittadine, e molte nazioni aggiunte allo ’mperio di Roma; ed essendo a Roma venuti ambasciadori indiani e di Scizia, genti ancora appena da’ romani conosciute, a domandare l’amicizia e la compagnia sua e de’ romani; e, oltre a ciò, avendo i parti renduti i regni romani tolti a Crasso e ad Antonio; parendo a’ romani questo essere maravigliosa cosa, il vollero, secondo che alcuni dicono, adorare per iddio: la qual cosa egli rifiutò del tutto. E nondimeno, avendogli tutto il governo della republica commesso, e tenendo ragionamento di doverlo cognominare Romolo, per consiglio di Numacio Planco senatore fu cognominato Augusto, cioè accrescitore. Ma, percioché in molte parti di questo libro si fa di lui menzione, per questa credo assai sia detto. Chiamalo il «buon Augusto» l’autore, percioché, quantunque crudel giovane fosse, nella etá matura diventò umano e benigno prencipe e buono per la republica.