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stengono il filo, e cioè metri 1,20 dal suolo, posta presso il ceppo della vite, dovrà reggere verticalmente i pampini che a suo tempo sorgeranno dal capo a legno, e frattanto il detto capo a legno ad essa resterà fermo ed obbligato.

111. — Alla seconda epoca della potatura, che dovrà succedere, come si disse, quando la vite avrà finito di piangere, e cioè circa il fine di aprile o ai primi di maggio, al capo a legno, che è destinato a produrre per l’anno venturo due tralci simili a quelli che abbiamo oggi, conviene lasciare due gemme.

All’incontro, al capo a frutto, che trovasi già abbassato e piegato, per questo primo anno io non lascerei che due sole gemme, riserbandomi più tardi, o meglio nella potatura verde, come si vedrà in seguito, toglierne una quando si scorgesse che due fossero di soverchio aggravio a questa tenera pianticella.

Con due colpi pertanto dati maestrevolmente (19) ai due tralci sarà compita la potatura.

112. — Ogni vite deve formare un sol tutto col suo sistema d’ornamento, e quindi bisognerà stringerla bene e solidamente alle canne. A tal uopo è buono il vinco, o la corteccia del gelso che si prepara l’anno innanzi, sia pure essiccata, potendosi rammollire nell’acqua. Per le legature leggiere sono eccellenti anche le ginestre.

113. — Avendo legato strettamente il ceppo presso terra alla canna più lunga, terrete allacciati alla stessa i pampini che spunteranno dalle