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renazzi cav. emidio

La campana del Campidoglio suonando a distesa nei giorni delle grandi commozioni del 1848, i fatti compiutisi entro Roma, l’esaltazione delle menti accese nella guerra specialmente che combattevasi oltre il Po, la cacciata dei principali signori dai loro Stati, tutto ciò addimostrò al Renazzi non essere state parole gittate, quelle di Filicaia, di Giusti e Berchet che tanto lo avevano commosso. - Per il che detto vale alla terra natia, ascrittosi nel numero dei volontari a cavallo volse verso la Venezia, ed in alcuni combattimenti avendo parte, provò la voluttà della polvere di cannone; appresso però al riconquisto delle principali città della Venezia, fece ritorno in Roma, dove a poco a poco si spense l’ultima scintilla del governo repubblicano. - Una notte cupa seguì i giorni dell’aspra lotta contro le invadenti armi della Francia; il Renazzi pure aveva combattuto, e fu forse per tale colpa, che nel 1850 vide dalla Commissione di censura cassarsi il suo nome dai ruoli degli impiegati governativi. - Non se ne dolse per cotesto il Renazzi, ma poco dopo, nel 1851, avendo trovato grazia presso il principe Giuseppe M. Bonaparte che fino da giovanetto avealo tenuto fra tutti carissimo, viaggiò con esso lui la Francia e quindi l’Europa, descrivendone gli usi, i costumi, i monumenti; opera che, se fatta con istudio di storia, e con coscienza di chi non mestierizza l’arte dello scrivere, pubblicata si fosse, potrebbe servire a lume e guida per imparare cose che dai più si ignorano. - A Parigi fu invitato a prender parte alle adunanze patriottiche tenute dal Masi, dal Montanelli, dal Dragonetti e da altri distinti esuli, e continuando sempre a godere la benemerenza del Principe Bonaparte, di questo si valse come a mezzo potente per salvare dal patibolo o dal carcere perpetuo parecchi cittadini» facendo commutare nell’esilio la pena capitale o la prigionia a vita a cui per fellonia erano stati condannati.

Nel 1856 raccolse ed ordinò le memorie politiche e militari di Giuseppe Bonaparte già re di Napoli e di Spagna, opera che in dieci volumi pubblicatasi a Parigi, acquistò il merito di decorare uno scaffale nelle biblioteche, dove non facendolo, sarebbesi stimato di mancare ad un dovere di rispetto verso la signoreggiante dinastia, nel ricordo del I Napoleone che i vecchi re avea balzati dal trono e fatti correre raminghi l’Europa, mentre le corone era andato posando sulle teste dei propri parenti che dalla natia scurità si trovavano di balzo signori di uomini e di Stati.

Allo scoppiare della guerra nel 1859 era a Torino, ma lo spirito battagliero dell’epoca non arse nel Renazzi, che a più miti sensi tendendo dedicossi tutto al Comitato di soccorso per i feriti, nella quale opera con cuore ed abnegazione somma essendosi prestato, ebbe dal conte di Cavour lettera di specialissimo encomio e rendimento di grazie. - Cavour era uomo che dove toccava accendeva; ed il Renazzi provonne l’effetto, perchè appresso alla lettera del ministro piemontese cominciò a respirar largo intorno all’albero genealogico di casa Savoia, e d’uno in altro ramo