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come, il giorno e l’anno, in che vennero a casa loro questi immensi a prendere in prestito quel non so che d’incomprensibile, onde tanto si fecer divisi da noi, che parsi non sarebbero umani, se la morte non gli avesse ricongiunti alla polvere originale. Il pedante è cocciuto, e non cede; ma chi ha la coscienza di un bel talento, e può di speranze e di fatti consolare una patria, invochi alle imprese una patria, e l’anima sua, nè guardi altro segno; e se la guerra degli uomini gli tira a terra il pensiere, ricordi qual pro facesse a Torquato Tasso la varia servitù. Al servaggio delle poetiche spettano i luoghi meno eletti del suo poema, alla gramatica spetta una parte della pazzia, che, ultima di tante sciagure, afflisse quell’illustre infelice.

Il modo letterario, che in tutto si confaccia agli esposti princìpi di libertà intellettuale, è il Romanticismo. Nol distinguiamo di tal nome per fine di setta, ma per significare una idea. L’arte romantica è il moto espresso dello spirito umano, e simile all’aquila dell’antica onnipotenza romana tiene il sublime dei cieli, e si alimenta dell’Infinito. È l’arte, che ti conduce innamorato del Vero a considerare gli effetti della Natura, e presentarli secondo le impressioni che soffersero le interne potenze, e nella guisa che più ti riesce propizia; è l’arte, che via via scuopre la sembianza più vitale della Bellezza. Eterno è il raggio della Bellezza, ma ogni secolo passando lo veste di un colore novello, e il savio l’adora sotto la forma in che splende. La bella scuola visse agl’Italiani nel sacro poema di Dante, nel canto sentimentale del Petrarca. Come dissi poc’anzi, le Lettere nel settecento erano di tanto sfinite, che pareva inevitabile il niente. Al caso piacque il risorgimento;