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338 capo xxx.

dosi nell’archivio detto la Segreta fu soprappreso da un freddo improvviso, che, siccome insolito, gli fece stupore. La voce divenne rauca, gli produsse un catarro, il primo in sua vita, che accompagnato da febbri durò per più di tre mesi. Non perciò tralasciava le consuete sue occupazioni, o variava il modo di vivere. Ma d’allora in poi si sentì sempre mancare le forze, e prendendolo per un’ammonizione del prossimo suo fine, vi si preparava da saggio.

Nelle ore vacue era solito leggere o scrivere, o farsi leggere da altri o far scrivere sotto dettatura; ma ora, tranne i doveri del suo impiego, intermise questi ed ogni altri esercizi di temporale utilità, e tutto si diede a meditare l’ultima fine dell’uomo. Amava di star solo per darsi più libero e più raccolto alla divozione; e pretestando di volersi prendere un po’ di passatempo in far castelli in aria, come diceva, di cose matematiche, e dar licenza al suo cervello di andarsi dove gli piacesse, congedava i famigliari; e tosto inginocchiato dinanzi al suo crocefisso e tenendo in prospetto degli occhi un cranio umano, che ad uomo pensoso ricorda pensieri profondi, leggeva e meditava le Sante Scritture, e in silenzio innalzava a Dio le emozioni più pure e più sincere del cuore. E quando veniva sorpreso in quella posizione, tosto aveva pronto un qualche pretesto per celare la sua pietà.

Così passò i giorni fino al principiare dell’inverno. Allora il più lieve freddo gli divenne tormentoso, non trovava mezzo per scaldarsi, le mani e i piedi erano sempre come pezzi di ghiaccio; per mancanza di natural calore la digestione gli divenne