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capo xxiii. 207

indagini dove ebbero per scorta piuttosto l’immaginazione che una sana logica. I misteri più astrusi della teologia cristiana furono da loro assoggettati a curiosa disamina, pretesero analizzarli persino nelle più minute particolarità; onde nacquero infinite opinioni e definizioni di dogmi ignoti agli antichi. Da altra parte i monaci, camminando di superstizione in superstizione, inventarono riti nuovi; e i papi trascorrendo di abuso in abuso si arrogarono autorità sconfinata. Ma la soperchia avidità dei cherici stancò la lunga credulità, e lo intelletto umano sbucciando poco a poco da una età di tenebre verso la luce, alla obbedienza per l’autorità i più perspicui ingegni cominciarono a sostituire l’esame personale. Vicleffo e Giovanni Hus aprirono la strada a Lutero e Calvino e agli altri riformatori del secolo XVI, che usando il beneficio della stampa assalirono di fronte le dottrine scolastiche, e rimontando agli insegnamenti della Scrittura impigliarono i loro oppositori, costretti a farsi unico appoggio della potestà dei papi. Ma questa pure fu impugnata, e l’istoria ne dimostrò la recente origine.

Veramente i riformatori passarono da un estremo all’altro, e per voler troppo raffinare degenerarono in una teologia non meno fanatica di quella da cui pretendevano campare. Ma quando lo spirito umano si è messo sulla via delle indagini non è più possibile rattenerlo; come quando giace instupidito nella inerzia non è virtù che valga a smoverlo. I traviamenti del protestantismo si dissiparono col tempo, e restò il molto buono che portava seco e fruttò un beneficio immenso. L’istoria, la critica, la giurispru-