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160 capo xxii.

gredisce: e quantunque il corso degli avvenimenti sembri lento alla nostra immaginazione, perchè non va di pari passo coi nostri desiderii; esso nondimeno procede con tale celerità, che una generazione non somiglia all’altra, e l’assolutismo, quel mostro che si pasce delle proprie carni, è ogni giorno costretto a far nuove concessioni all’impero della necessità. Scrivete, gridava Ugo Foscolo ora sono pochi anni; e, scrivete, gridava Frà Paolo agli Italiani di due secoli fa: le opinioni vere ed utili, soleva dire, bisogna coltivarle ed accrescerle coi buoni scritti. E incoraggiva lo studio della giurisprudenza civile e canonica perchè da esso dipendeva l’emancipazione intellettuale e politica dell’uomo. «Lo studio delle leggi, esclamava, precipita ogni giorno di male in peggio: la Curia romana abborre da ogni pulita letteratura e si tiene afferrata coi denti e colle unghie la barbarie forense. E che non fa? Tolti di mezzo i buoni libri ovunque li trova, spaccia arditamente che il papa è uguale a Dio, che può tutto, che le ragioni e i diritti gli tiene negli scrigni del suo petto, che può cacciare nell’inferno chi vuole, e può eziandio quadrare il circolo. Tolta questa fallace giurisprudenza, sarà anco tolta questa tirannide; ma togliere l’una senza l’altra non si può. Tocca a Dio a restituire entrambi nell’ordine retto, quando ciò sia il suo buon piacere». Queste accuse sono così poco esagerate, che per convincersi basta soltanto gettare un’occhiata sull’Indice dei Libri Proibiti che si stampa a Roma, ed ivi vedrassi registrato e proscritto per titoli di empietà quanto di più giusto e di più