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112 capo xx.

ziano, e che poi fu papa col nome di Clemente XIII, comprò quella dignità per circa 300,000 franchi.

Verso il 1760 due arcivescovati e quattro vescovati della Toscana pagavano ogni anno alla corte di Roma sotto titolo di pensioni circa 29,000 franchi; oltre di ciò i frati pagavano una annua tassa del 7 per 100 sopra una somma ideale stabilita dalla corte di Roma, la quale dalla piccola Toscana cavava solamente in pensioni, quindenni e tasse monastiche buoni 100,000 franchi od anco più.

Nel 1768 la repubblica veneta per un calcolo esattissimo scopri che la corte di Roma traeva da quello Stato l’annua somma di oltre due milioni di franchi. Quella Repubblica era la quarantesima parte dell’Europa cattolica; la quale all’avvenante avrebbe dovuto fornire da ottanta milioni circa. Ma questa somma è molto al di sotto del vero, perchè la Repubblica non permetteva l’esazione delle annate e degli spogli, e nemmeno delle decime dei frati che sarebbero importate una somma enorme; molte bolle erano tassate dal governo medesimo, ed altre erano impedite benchè avessero corso in altri paesi, e infine i beneficii ecclesiastici nel dominio veneto non erano fra i più pingui, anzi la maggior parte erano meschini, mentre in Francia ed in Spagna e sopratutto in Germania abbondavano i vescovati e le abazie da 50, o 100, o 200 mila scudi di rendita, e i canonicati e le prepositare di 2, o 3, o 4 mila scudi. A ciò bisognerebbe aggiungere quanto Roma cavava dall’America, e quanto le pagavano le religioni militari, ignote a Venezia. Talchè io crederei di non esagerare dicendo che alla metà del