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36 capo ii.

forestieri o di origine aliena, così ancora tra i frati vi erano i professi o sacerdoti, e conversi o laici: a’ soli primi era riservata voce in Capitolo. E come nelle repubbliche i cittadini sono ascritti a tribù o comuni dove solo possono dare il voto, nè possono trasportare il domicilio attivo se non a certe condizioni stabilite dalle leggi; così del paro ogni Servita era considerato figlio del convento che lo prese a novizio e lo educò, nè poteva rinunciarvi per affigliarsi ad un altro senza il consentimento scritto de’ suoi confratelli, e senza i più voti di un Capitolo conventuale; e se il convento a cui voleva affigliarsi era fuori della provincia, erano necessari anco i più voti di un Capitolo provinciale: le stesse formalità nel convento che lo accettava. Quanto ai novizi, nissuno era ricevuto se non nativo del luogo, o almeno col consentimento del monastero (se v’era) posto nel luogo di sua nascita. Sa ognuno che subivano poi un anno di prova prima di essere ammessi alla professione.

Il governo de’ Serviti era democratico, ma ristretto in forma che diventava aristocrazia.

Il priore del convento durava in carica due anni, nè poteva essere rieletto se non dopo due anni di vacanze. Era il capo della sua comunità sì nel temporale e sì nello spirituale: aveva facoltà di adunarla a Capitolo, ed ove non vi fosse uno superiore di grado a lui, di presiederla; correggeva o puniva le picciole colpe, informava per le più gravi trasmettendo i processi al provinciale o al generale; poteva spendere o in riparazioni o a lustro o a comodo del convento sino a una data somma: assi-