Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/233


capo xi. 225

non si chiarissero pentiti e sommessi, egli sottoponeva all’interdetto ecclesiastico la città di Venezia e gli Stati e dominii della Repubblica, così che fosse peccato dir messa, amministrare i sacramenti, cantare l’offizio, e fino suonare le campane. E seguiva poi una filza di minacce in questa vita e nell’altra, che Dio ne guardi ogni fedel cristiano.

Queste cose a’ dì nostri fanno ridere, perchè oramai le opinioni si trovano a tal grado che nemmanco i cherici si ardirebbero di sostenerle, almeno in pubblico; e niun papa sarebbe tant’oso da fulminare un simile interdetto; ma ai tempi di cui parliamo erano cose serie. I Medici, che dispoticamente regnavano in Toscana, patirono più d’una volta le insolenze della Curia e, dissimulando la propria superbia, curvavano sotto il giogo; i re di Francia per non tirarsi addosso la nemistà dei pontefici, furono obbligati spesso a cedere ai loro capricci, ed era fresca in quel regno la rimembranza de’ funesti effetti del fanatismo religioso: Erico III fu assassinato; Enrico IV, principe di virili spiriti, fu costretto, per sottrarsi ai fulmini papali, di abiurare il calvinismo e ricevere la pubblica assoluzione nella persona del suo ambasciatore a Roma con tutte quelle formalità avvilitive che dai Romani si costumano. I re d’Inghilterra furono lungamente i mancipi dei papi, e quantunque il dispotismo di Enrico VIII fosse riuscito a fare il regno indipendente fino dal 1533, egli e i suoi successori ebbero a sostenere un’assai dura lotta contro il partito papale. Filippo II di Spagna, il terribile e potente Filippo II fu anco egli obbligato ad umiliarsi all’im-


Vita di F. Paolo T. I. 15