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teologo. E tal fiata accadeva che certi dotti di saccenteria sprezzando la gioventù del Sarpi, dal modesto suo contegno e dal suo modo socratico e sempre interrogativo di parlare traevano argomento che avessero molte cose da apprendergli; ma poi nel bel mezzo della disputa restavano confusi, di che il duca si smascellava dalle risa.

Una volta fra le altre propose il Gonzaga la tesi che Cristo morisse di 33 anni, questione inutile e che pure imbarazza i cronologi. Il Sarpi senza altro soccorso che la sua memoria schierò ordinatamente tutte le date, massime della Pasqua, somministrate dagli Evangelisti, che concordò colla storia, co’ calcoli astronomici e colle allegazioni d’Eusebio; e l’opponente, altro frate, ebbe la sublime capacità di rispondere che Eusebio è storia non racconto vero; onde il duca sghignazzando gli disse: Padre, sono storie per voi le leggende di sant’Alessio e del morto e del vivo.

Quel principe era anche un bell’umore cui piacevano le burle. Frà Paolo da curiosità giovanile e da’ pregiudizi del secolo fu tratto anch’egli all’astrologìa giudiziaria, ed al duca essendo nato da una cavalla nobile un mulo, al tempo della gestazione fece stare il Sarpi tutta la notte sopra una specola a contemplare le stelle e a stendere l’apotelesma, o vogliam dire la tavola astrologica de’ punti, siderei sotto i quali il giumento era nato; cui mandò a’ primi impazziti di astrologìa giudiciaria chiedendo l’oroscopo di un bastardo di padre plebeo, di madre nobile, nato in casa sua in tal punto e tale congiunzione di astri. Donde avvennero di assai