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capo i. 11

Frà Girolamo Bernerio da Correggio, domenicano, allora inquisitore in Mantova, poi (nel 1586) vescovo d’Ascoli e cardinale, uno della congregazione del Sant’Ufficio, indi (nel 1606) Protettore dell’ordine de’ Servi, e in ultimo (nel 1607) vescovo di Porto e santa Rufina: amicizia durata più anni, ma che sembra essere stata interrotta da’ casi che seguirono appresso e dalla contraria posizione in cui si trovarono. Bernerio morì nel 1611.

Così passando il tempo fra i libri e la conversazione dei saggi, e lo studio degli uomini e del mondo, studio difficile e troppo spesso trascurato e senza di cui la filosofia è quasi un’acqua morta, una causa senza effetti, un mezzo senza applicazioni, e il filosofo rimane uomo straniero a quanto lo circonda, Frà Paolo rendeva sempre più perspicue le doti ammirabili del suo ingegno. A’ 20 anni, (nel 1572) in un Capitolo convocato a Cremona fece la professione solenne de’ voti, che tacitamente, siccome allora si usava, aveva fatto due anni innanzi. A 22 in altro Capitolo di Mantova celebrato a’ 19 di Maggio 1574 fu decorato del grado di baccelliere in teologia, col qual titolo sottoscrisse anch’egli in quella adunanza medesima il contratto di spartimento in due provincie della già congregazione dei Servi di Venezia, riunita in un corpo solo col restante ordine dei Serviti.

Ornamento della corte Gonzaga, era diventato carissimo al duca che amava spesso di trattenersi con lui, e si dilettava di suscitar questioni singolari e difficili co’ forestieri venuti alla sua corte, ecclesiastici o secolari, per mettere in ragionamento il suo