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della sua dignità e lo relegarono in un monastero; ma l’atto parve così nuovo ai popoli che fu ricevuto con isdegno. Eppure questo principe imbecille e i suoi successori, germi imbastarditi di Carlo Magno, tanto concessero al clero fino a confessarsi inferiori a’ vescovi nella dignità; e questi inorgoglirono al segno da statuire nel concilio di Troja l’anno 878 che il re non debba sedere al cospetto loro senza averne prima ottenuta la licenza.

Questo processo della opinione a favore del clero giovò a Nicolò I che fu pontefice dal 858 al 867, le varie intraprese del quale sugli ecclesiastici e sui principi furono i materiali che poi servirono al monaco Ildebrando e da lui ridotti a principii teorici e fondamentali della monarchia pontificia. Nicolò fu il primo tra i pontefici che pretese di sottomettere i monarchi affermando ch’e’ non regnano per diritto pubblico ma per l’autorità della Santa Sede, e fra gli atti autorevoli di lui ricorda la storia quello contro Lotario re di Francia; il quale avendo ripudiato Teutberga per isposarsi Valdrada, fu dal pontefice scomunicato, e la scomunica trovò da un lato favore ne’ fratelli e ne’ vassalli del re che ambivano i suoi dominii, e dall’altro nei popoli a cui spiacevano le azioni di esso, diventate ancor più odiose pei mali trattamenti usati alla divorziata regina. Lotario dovette cedere, abbenchè di malavoglia; e morto poi quel pontefice e’ si ripigliò la Valdrada, ma continuando i disordini nel suo regno in conseguenza degli anatemi sacerdotali, andò a Roma a giustificarsi con Adriano II nel 870, primo esempio di un monarca umiliato innanzi al tribunale de’ pa-