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prefazioni d’ingegno, che in tanta inopia di libri, e di erudizione dominarono largamente.

Due mali provennero da così lodevole, e saggia intenzione. L’uno, che l’austerità, ed incertezza di tali studi non allettarono l’universale, l’altro, che tra gli allettati, e coltivatori fu chi profanolli. Molti studiosi, e più amanti del piacere, che trovavano in greci, e latini, massimamente poeti, (sempre i più letti, e accarezzati) portarono il gusto profano, l’invenzione, il capriccio, e l’entusiasmo nelle scuole, e nelle scienze ancor sacre, alle quali obbligati pur erano; e quindi in quel secolo noi troviamo ad un tempo e molti verseggiatori, e molti errori, mostruosità, profanazioni, che poi sempre andaronsi propagando. Forse meno sprezzando gli antichi Carlo Magno avrebbe più facilmente dato aiuto durevole alle bell’arti, e agli studi col piacere per una parte, e coll’esempio dell’ottimo gusto, del buon stile, delle lingue morte per l’altra. Laddove trasportato dallo zelo santo, per cui ne vien tenuto in alcun paese siccome canonizzato,