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340 | Lettere |
) 34z Lettere diocrità. La rima un tempo ci lusingava gli orecchj, oggi gli stanca, il verseggiare altre volte era un talento, oggi è un mestiere.
Infatti non hggonsi omai più versi, e se vogliam credere a m. de Fontenelle tra cento anni non se ne far.™ più. Non pii< se ne faranno, quando le spinto filosofico ci avrà rendati più delicati e meno sensibili, quando la nostra prosa ancor rozza e grossolana sarà ripurgata, e per mezzo di quel che noi diciam poesia, diverrà meno languida e più <*rmeniosa e piìi\robusta, meno soggetta all’uniformità dei modi e alla regolarità dei passaggi.
Mandare vi prego in una letrera circolare questo recipe a tutti i vostri italiani malati deli’epidemia della lingua e della letteratura francese. Son difficili da guarirsi, è vero, ma almen che conoscano il male.
In tanto voi mi Tratterete come un Aerila della poesia bernesca a quel che vado immaginando. Veggo anch’io che la mia critica è forse troppo generale, e avvolge in un fascio l’abuso, e l’essenza d’una poesia