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Inglesi. 247


ta all’infamia chi ha cercata la ragion delle cose, e il buon gusto per molti anni studiando e conversando co’ migliori maestri, visirando le nazioni con grande spesa ed incomodo unicamente per ritrovare come Platone, Pittagora e tanti altri fecero la verità? Costoro son dessi appunto, de’ quali Tullio diceva, che cercando nelle lor dispute non la forza delle ragioni, ma l’autorità degli scrittori, si mostrano più curiosi di toglier l’uffizio suo naturale al nostro discorso, che di voler rintracciare la verità. Ma sapete voi quel eh’io penso? Non è già questa una pigrizia, come credesi, di non voler faticare esaminando le cose, nè una persuasione che i vecchi fossero più illuminati, ma ella è piuttosto una vanità congiunta ad invidia; vanità sciocca d’esser saggi stimati col manto indosso d’Aristotile o d’Archimede; invidia puerile per non reputare i contemporanei da più eh’essi non sono, onde possa la loro gloria da questi venire oscurata. Fatto è però, che tutti costoro sono falsissimi adulatori delle scienze antiche, e rumici verissimi delle antiche e del/è moderQ 4 ne,