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176 Lettere

glesi,inglesi, il quale impegnato in una amicizia pagava ogni mattina un de’ vostri ciceroni, che andasse a veder per lui le rarità delle pitture, dei palazzi, delle chiese, e con gli occhj di questo esaminò molte città d’Italia, e con la critica di questo, e col suo stile fece un libro da stampare in Inphilterra, nè vedeste mai persona più contenta di quel che fosse suo padre, benedicendo il denaro, che suo figlio avea speso sì bene. Eppur seguono, e seguiran sempre gl’inglesi ad uscir della patria, e a mandar fuora i lor figli, benchè sappiano tutto questo; finchè non venga qualche imposizione a proibire questo abuso, che fa uscire tanto denaro, ed entrar tanti vizj nel regno. Ma questo è il nostro destino, il fare de’ bei progetti, e non concluder mai nulla. Voi nondimeno avete grande idea del nostro governo, e della costituzione inglese tanto esaltata ai dì nostri, e venuta anch’essa alla moda con tutti i nostri gran pregi. Eppur vi sarebbe da esaminare, e da divertirsi. Ma non entriamo in politica, che troppo annoia in un tempo, in cui tutti ne son maestri.