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128 Lettere

gligenze, che tal’ora s’incontrano, influiscono alla varietà, madre del piacere, ed alla testimonianza dell’estro suo naturalmente felice ed impaziente della lima severa.

Ebbi a leggere il paragrafo, che fa il dottor Lami nelle sue novelle letterarie di Firenze, dando conto della lettera di Filomuso. Già da un fiorentino amantissimo de’ suoi, e nemicissimo dei lombardi non si potea attendere se non una pettinata indiscreta, ma egli dice male per doppio senso, essendo questo un mestiere, che ci vuol giudizio, e grazia per dir male bene. La sua più bella è di chiamare l’autore Misomuso, cioè odia muse invece di Filomuso. Dice che attende il libro per far le vendette de’ padri d’Arno. Si scaglia contro un espressione, in cui dicesi esser lecito pensare quel che si vuole, e scrivere quel che si pensa, e qui il fripon la vol fare da santoccio, e da missionario, dicendo che tal proposizione apre l’adito agl’increduli, a liberi pensatori. Oh che pazzo; se ciò dice da vero, oh che briccone, se simula per aver campo di saccheggiare! Cosa ha a fare la libertà del pensare,