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ii. lettera semiseria di grisostomo | 57 |
Chi non ha rinomanza, stenti la sua vita per guadagnarsela. Chi non ereditò patrimonio, sudi la vita sua a ragunarne uno. La letteratura d’Italia è un pingue fedecommesso. Bella e fatta l’hanno trasmessa a noi i padri nostri. Né ci stringe altro obbligo che di gridare ogni dí trenta volte i nomi e la memoria de’ fondatori del fedecommesso e di tramandarlo poi tal quale a’ figli nostri, perché ne godano l’usufrutto e il titolo in santa pace.
Però non ti dia scandalo, figliuolo mio, se certi lilliputti nostrali, non trovando altro modo a scuotersi giú dalle spalle l’oscuritá, si dánno a parteggiare nel seno della cara patria, e ripetono per le contrade della cara patria la sentenza universale d’Europa contro la cara patria nostra.
Oltrediché questi degeneri figli dell’Italia oseranno anche susurrarti altre bestemmie all’orecchio: come a dire, che la confessione de’ propri difetti è indizio di generositá d’animo; che il nasconderli quando sono giá palesi a tutti è viltá ridicola; che il primo passo al far bene è il conoscere di aver fatto male; che questa conoscenza valse a’ francesi il secolo di Luigi decimoquarto, alla Germania il secolo diciottesimo; e che in fine poi anche Dante, anche il Petrarca e l’Ariosto e ’l Machiavello e l’Alfieri stimarono lecito lo scagliare invettive amare contro l’Italia. Oibò! non è vero. Que’ brutti passi1 furono malignamente
- ↑ Non donna di provincie, ma bordello [l’Italia].
Italia, che i suoi guai non par che senta,
vecchia oziosa e lenta,
dormirá sempre...?Petrarca, canzone xi: «Spirto gentil».
... l’accecata Italia, d’error piena.
Ariosto, Orlando furioso, canto xxxiv; e altrove:
O d’ogni vizio fetida sentina,
dormi, Italia imbriaca.«Non si può sperare nulla di bene nelle provincie che in questi tempi si veggono corrotte, com’è l’Italia sopra tutte le altre; e ancora la Francia e la Spagna di tale