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48 POESIE POLITICHE E ROMANZE
25 — Ma sangue, ma vita non è nel lor petto?
del giogo tedesco non v’arde il dispetto?
noi punge vergogna del tanto patir?
— Sudanti alla gleba d’inetti signori,
n’han tolto l’esempio: ne’ trepidi cuori
30 han detto: — Che giova? Siam nati a servir.
— Gli stolti!... Ma i padri? — S’accoran pensosi^
s’ inoltrai! cercando con guardi pietosi
le nuore, le mogli piangenti all’altar.
Sui figli ridesti coll’alba primiera
35 si disser beate... Chi sa se la sera
sui sonni de’ figli potranno esultar? —
E mentre che il volgo s’avvolta e bisbiglia,
chi fia quest’ immota che a niun rassomiglia,
né sai se piú sdegno la vinca o pietá?
40 Non bassa mai ’l volto, noi chiude nel velo;
non parla, non piange, non guarda che il cielo;
non scerne, non cura chi intorno le sta.
È Giulia, è una madre. Due figli ha cresciuto;
indarno! l’un dessi giá ’l chiama perduto:
45 è l’esul che sempre Tè fisso nel cor.
Penò trafugato per valli deserte;
si tolse d’Italia nel di che l’inerte
di sé, dei suoi fati fu vista minor.
Che addio lagrfmoso per Giulia fu quello !
50 Ed or si tormenta dell’altro fratello,
ché un volger dell’urna rapire gliel può.
E Carlo dei sgherri soccorrer le file !
, vestirsi la bianca divisa del vile!
fibbiarsi una spada che l’austro aguzzò!
55 Via via, con l’ingegno del duol, la tapina
travalica il tempo, va incontro indovina
ai raggi d’un giorno che nato non è;
tien dietro a un clangore di trombe guerriere,
pon Torme su un campo, si abbatte in ischiere
60 che alacri dell’Alpi discendono al piè.