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lettere familiari 385


derio che vien mostrato da lei che il suo carico avesse potuto essere in tempo del mio, poiché non per questo debbo io credere ch’ella ugualmente non m’avesse desiderato quell’onore che ne riportai sí benignamente dalla santa memoria di papa Paolo, mio singolare benefattore. Ma non sará meno stimata da me ora quella dimostrazione sí cortese ch’ella mi promette nella corrispondenza delle sue lettere. Intanto prego Vostra eccellenza a disporre di me con ogni libertá in questa corte col favorirmi spesso di qualche suo commandamento, insieme con quelli ancora della signora marchesa. E per fine all’uno e all’altra prego da Dio ogni maggior prosperitá.

Roma, li 30 di gennaro 1627.

VII

Al signor cavalier Testi, a Modona.

Signor cavalier mio. Per raffinar le amicizie sono desiderabili qualche volta le gelosie. Cosí ora sará seguito da quelle poche amarezze ch’avevano fatto senso a Vostra signoria, al marchese mio fratello, ed a me. E qual affetto poteva io desiderar di mio maggior gusto che la lettera da lei scrittami? come poteva da me piú chiaramente conoscersi che fosse piú mio che mai il mio cavalier Testi? cioè altretanto mio quant’io son suo. Lasciamo dunque le giustificazioni da parte. Né io le ricevo da lei, né le aspetti ella da me. Nel resto ho letta la lettera di Vostra signoria com’uno de’ soliti frutti del suo amenissimo ingegno; e fra il serio non poteva scherzar meglio in essa il giocoso. Parlo di quegli amori che le sono imputati, che certo nella forma che da lei mi sono descritti m’hanno fatto rider di cuore. Non so perché monsignor nostro di Campagna abbia cartelleggiato, per cosí dire, con Vostra signoria, poiché veramente io non gli diedi occasione di farlo. Passai