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libro secondo - capitolo v 187


avendo egli acquistato il favore per via della corte, poteva molto piú agevolmente vederlo diminuito che augumentato per via dell’armi.

Appresso il re di Francia rinovò per mezzo del patriarca e del vescovo di Modena suo nunzio ordinario gli offici che piú convenivano per andar tuttavia trattenendo il re, accioché trasportato dallo sdegno non si gettasse in qualche troppo ardente risoluzione contro il duca di Savoia. Ma con l’istesso duca in particolare riscaldò in ogni piú efficace modo gli offici, mescolando con le preghiere l’autoritá, e con la reputazione del duca in dover osservare quello che aveva promesso, la riputazione ancora sua propria, tanto innanzi da lui impegnata nel preceduto maneggio per servizio del medesimo duca. E perché fussero di maggior peso queste esortazioni volle che il patriarca le portasse da Parigi egli stesso al duca, e con ogni piú vivo senso in nome suo gliel’imprimesse. Questi erano gli offici che il papa faceva per l’esecuzione dell’accordo.

Intanto era gionto in Spagna il Bolli cancelliere del duca di Savoia, spedito da lui a quella corte nel modo che si è mostrato di sopra. Udita e considerata la sua relazione, giudicossi l’accordo sí dannoso al duca e insieme al re che parve necessario in ogni maniera di procurare che non si volendo o potendo trattar di romperlo, si trovasse almeno qualche forma di moderarlo. Per tornare a nuova negoziazione non vi era né poteva essere altro mezzano che il papa. Onde con ogni ardore a lui volse il re tutte le sue piú vive e piú affettuose instanze. Dal duca di Sessa, ambasciatore suo in Roma, fece rappresentare al papa la stretta congiunzione ch’egli aveva col duca di Savoia, e piú stretta quasi ancora nell’interesse che non era nel sangue. Perciò non potersi dal re abbandonare il duca in occasione sí grave, la quale insieme abbracciava i propri suoi piú importanti interessi nelle cose d’Italia, dove egli riteneva cosí gran luogo; non aver egli avuta participazione dal duca d’alcuna sorte, in tutto quello che si era trattato e poi stabilito tra il re di Francia ed il duca di Savoia in Parigi; che nondimeno dovendo nascere da quell’ac-