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me a Reseni, come a genti, ch’un dì abitavano lungo il fiume, che da lui scaturiva; né su quello di Esis nome intrecciato in quello de’ Reseni, e dato all’Adige, prima che dal mare, in cui sbocca, o dal luogo prossimo alle sue foci serventi anche di porto, Atrianus, e unendo poscia Atrianus Esis, ed abbreviando nella volgar favella Athesis si chiamasse. Solo non possiamo far a meno di osservare, che un tale concorso di nomi eguali singolarmente ai popoli riguardati come primitivi in Italia non può esser fortuito.

Ma che che sia di questi domestici testimonj, che abbiam creduto di dover qui riportare quasi come un suggello alle più gravi osservazioni e congetture del Freret, basta a noi l’averli accennati, poiché finalmente senza ripetere la consanguinità nostra coll’Italia da sì rimota origine anteriore ai tempi di Troja, e quasi del tutto favolosi, ben si può provarla ne’ secoli storici e più vicini col sostegno di non equivoci racconti de’ classici scrittori.

I Galli Biturigi, gli Arverni, ed altri adescati dall’opulenza d’Italia, e resi coraggiosi dal genio non più guerriero de’ suoi abitanti passarono circa l’anno 150 di Roma (sei secoli incirca avanti la nascita di Cristo) le alpi condotti da Sigoveso, e si annidarono nell’Insubria. Invitati dai primi sopraggiunsero poco appresso i Cenomani,


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