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zo secolo, che fu scoperto, e il suo Campo Marzo, che dalle mura meridionali bagnate in allora dal Torrente Fersina sino al rivo detto Salè si estendeva, e della cui esistenza trovansi indubitati vestigj ancor ne’ secoli bassi; lo comprovano in fine i vici, ne’ quali era diviso, e i suoi antichi sobborghi, che al par de’ Campi Marzj non sono soliti trovarsi a far corona, che alle Città più ragguardevoli. Fu probabilmente a riguardo di questi e d’altri pregi, che Pitisco, Arduino, Cluverio, Sprecherio e molti altri gravi e dottissimi Scrittori credettero di dover ravvisare in Trento la Capitale antica della Rezia: ma ripigliamo il nostro assunto.

Anche sotto il dominio de’ Goti era il Trentino tutto considerato qual parte d’Italia: leggansi le lettere del celebre Cassiodoro, e tra queste quella, che sul fine del quinto secolo dell’Era Cristiana diresse il Re Teodorico ai Trentini abitanti all’interno del Castello Verruca; chiama egli col nome di Romani, il che tanto vuol dire che Italiani, l’indigena parte di quelli a distinzione de’ suoi Goti separatamente nominati. E’ cosa nota, che quest’ottimo Sovrano si attenne intieramente al vecchio Romano politico scomparto delle Provincie. Laonde l’anterior condizione Italiana del Trentino e della sua Capitale dal tempo dell’ultimo Antonino sino a quello dell’estinzione dell’Im-


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