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Pietro Bembo - Rime

XCII.

Perché sia forse a la futura gente,
com’io fui vostro, ancora eterno segno,
queste rime, devoto, e questo ingegno
vi sacro e questa mano e questa mente.4

E se non più per tempo, o del presente
secolo speme e mio fido sostegno,
a così riverirvi e darvi pegno
del mio verace amor divenni ardente,8

farò qual peregrin, desto a gran giorno,
che ‘l sonno accusa e, raddoppiando i passi,
tutto ‘l perduto del camin racquista.11

Ma o pur non da voi si prenda a scorno
il mio dir roco e i versi incolti e bassi,
io, per mirar nel sol, perda la vista.14

XCIII.

Questa del nostro lito antica sponda,
che te, Venezia mia, copre e difende,
e, mentre il corso al mar frena e suspende,
la fier mai sempre e la percote l’onda,4

rassembra me, che se ‘l dì breve sfronda
i boschi o se le piaggie il lungo accende,
mi bagna riva, che dagli occhi scende,
riva, ch’aperse Amor larga e profonda.8

Ma non perviene a la mia donna il pianto,
che d’intorno al mio cor ferve e ristagna,
per non turbar la sua fronte serena.11


Letteratura italiana Einaudi 58