Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821 II.djvu/415


DELLE MONETE 415

passa fra i venti soldi in rame e la lira d’argento: poichè i venti soldi non hanno che di valore intrinseco e di valore chimerico secondo il calcolo evidente del conte Carli, Tom. II, pag. 468, al quale m’attengo, cosicchè di cento mila lire in moneta di rame non se ne ha che settanta mila di vero valore reale e trenta mila d’immaginario.

Poichè abbiamo sottoposti alla dimostrazione del calcolo gli sbagli della tariffa, credo opportuno, prima che io proponga i rimedi a questo male, di fare qualche cenno delle opinioni che più volgarmente si odono ripetere. E primieramente taluni credono che il nodo misterioso in questa materia sia il decidere se all’oro o all’argento si debba dare la preferenza. Questa dubitazione suppone una perfetta oscurità ne’ principii, i quali anzi insegnano di non dare preferenza veruna: quanto sin qui si è detto lo prova abbastanza.

Altri informati che il principale commercio d’Oriente, e particolarmente della China, si fa dagli Europei col solo argento ad esclusione dell’oro, vorrebbero dar preferenza all’argento. Lo sbaglio nasce dal voler calcolare due volte la medesima quantità, la quale è già stata considerata nel valor medio Europeo. Noi abitatori di un piccolo stato, sconnessi dal commercio delle Indie Orientali, non dobbiamo aspettare dalle estremità dell’Asia veruna immediata influenza.

Vorrebbero altri che dai limitrofi soltanto prendessimo la legge. O i limitrofi sono in equilibrio col resto d’Europa ed hanno le loro tariffe regolate secondo la verità e natura delle