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DEL BECCARIA xvii

un ironico libretto col titolo di Gran Zoroastro, ossia Astrologiche Osservazioni, sui veri principii della scienza monetaria in soccorso della Risposfa ad un amico. Esso è scritto colla mordace vivacità di Luciano, e co’ sali di Swift. Mostra l’incertezza dei principii teoretici del marchese Carpani massime intorno alla proporzione tra i metalli da adottarsi; e dopo d’aver posto in ridicolo alcune altre asserzioni dello stesso autore; fa un paragone tra il suo modo di scrivere e quello del Beccaria. Qui veramente puossi dire impar congressus Achillis; giacchè laddove il Carpani avea composto il suo libro senza stile e perfino senza gramatica; il Beccaria seppe innestare nella sua scrittura alcuni passi pieni di passione e d’eloquenza, come è fra gli altri quello intorno alle vicende della ricchezza delle nazioni1.

Da questa contesa, che ci piacque narrare con alcuna lunghezza per far conoscere la condizione delle scienze economiche in Lombardia nel tempo della gioventù del N. A., ne venne però qualche vantaggio al pubblico. Ecco quanto ne lasciò scritto il conte Verri2. «Finalmente la Congregazione dello stato agli 8 febbraio 1763 ha fatto una consulta ragionevole in questa materia, ed essa è la prima che sia comparsa da un secolo e mezzo nel Milanese. Gli scritti dei filosofi restano senza ricompensa? ma non sempre senza frutto. Freme

  1. Op. econ., tom. 2, pag. 213.
  2. Osservazioni manoscritte nella citata raccolta.