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DEL BECCARIA xiii

decimosettimo fino a quell’epoca veniva pubblicata in fatto di monete. Colla medesima si annunciava il riaprimento della zecca di Milano, e la prossima promulgazione d’un nuovo sistema monetario da stabilirsi dietro l’esame delle proposte dei diversi corpi dello stato, non che degli illuminati cittadini. Un tal sistema però, lungi dal mandarsi ad effetto in breve tempo, come si prometteva, non videsi punto in tutto il 1762, nè negli anni susseguenti. Quella grida pertanto non valse a togliere i disordini gravissimi nella moneta che dovevano necessariamente eccitare le comuni lagnanze, giacchè non v’ha cosa che tanto triboli le pubbliche contrattazioni.

Persuaso adunque il Beccaria che tutti gli sforzi in questo proposito sarebbero pienamente andati a vuoto, fino a che non si fossero presi per iscorta i veri principii della scienza, volle cercare di ricondurre ad essi le idee colla sua breve ma succosa scrittura. Siccome il segretario del senato Giulio Cesare Bersani, al quale spetvata la revisione dei libri, ebbe difficoltà che l’opuscolo del N. A. intitolato Dei disordini e dei rimedi delle monete nello stato di Milano nel 1762, si stampasse nella nostra città, giacchè il metodo fin allora seguíto in queste provincie nel fatto delle monete vi veniva sottoposto a censura; il manoscritto venne spedito a Lucca, dove fu dato in luce da Vincenzo Giuntini al principio di luglio del suddetto anno 1762.

Volendo il N. A. rimontare ai principii regolatori della materia, come si è detto,