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DEL BECCARIA ix

Ivi egli dice “che studiando in pace la filosofia accontentava tre sentimenti ch’erano in lui vivissimi, cioè l’amore della riputazione letteraria, quello della libertà, e la compassione per l’infelicità degli uomini schiavi di tanti errori.” Fuor d’ogni dubbio sono degni di molta lode questi tre sentimenti; ma, siccome osserva, parlando appunto del N. A.1, il marchese, già conte di Lally Tolendal, di cui l’Europa ammira il coraggio, l’ingegno e la politica condotta, essi hanno d’uopo soventi di venir moderati. In fatti si corre talvolta pericolo ch’essi trascendano i limiti assegnati dalla ragione, e che quindi il soverchio amore della novità sottentri alla brama della gloria letteraria; che si reputino tirannici i vincoli i quali conservano la civile società, e che si rileghino nella folla dei pregiudizi le opinioni necessarie alla felicità dell’uomo e del cittadino. Quindi, benchè ognuno debba essere propenso a scusare il giovane che nel bollore degli anni, e nella cieca adorazione di ciò ch’egli crede essere la verità, lasciasi strascinare da que’ generosi affetti, nullaostante è da dubitarsi che il Beccaria sorpassasse in parte i limiti di cui facemmo parola allorquando nelle lettere scritte a Morellet chiamò assolutamente fanatica l’educazione da lui ricevuta, e diede accusa alla

    traduit de l’italien par A. Morellet, précédé d’une correspondance de l’auteur avec le traducteur. Paris, 1797, pag. xliv.

  1. Biographie Universelle, art. Beccaria (César)