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che, schivo di glorie e d’onori, visse perseguitato, esule, irrequieto, ribelle.

Onoriamo in Dante il pensatore, l’apostolo della giustizia, il profeta dei tempi nuovi, che sorge come luce fulgente dall’oscura notte del Medio Evo.

Per questo non Dante solo ha onore da questi marmi e da questi bronzi; essi sono altresì il monumento eretto al pensiero civile, alla civiltà nuova, ai mille martiri dell’idea e del lavoro, che, continuando l’opera civile del sommo poeta, combatterono con la penna o colla spada e, gloriosi od oscuri, hanno dato alla patria, alla scienza ed all’arte la vita: da Galileo a Segantini, da Garibaldi ai più umili caduti sui campi cruenti, senza che nessuno ne ricordi il nome e le azioni.

Alla civiltà fu eretto questo monumento; e per la civiltà deve unirci a combattere.

Questo, o cittadini, è il pensiero dei socialisti trentini, pensiero che essi sanno di poter esprimere anche in nome dei mille e mille fratelli emigrati, costretti a vivere lontani in terra straniera. Ad essi, a noi, agli avversari nostri, a quanti onestamente lottano su quest’aspra terra, rendi, o Dante, o padre, una patria forte, una patria dove non siano scherno la verità, la giustizia, l’indipendenza.