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introduzione xxxix

Qualche mese dopo, tornò a Napoli. E, appena tornato, scoppiava la guerra tra Mantova e il Piemonte, per le quistioni della successione dei Gonzaga. Carlo Emmanuele, non avendo potuto ottenere la tutela di Maria, unica figliuola lasciata dal defunto Duca Francesco, invadeva il Monferrato. E Giambattista Basile, da Napoli, scriveva al Duca Ferdinando, sospiroso di non poter prender parte alla guerra:

          Serenissimo Sig.re.

Già viene Lelio mio fratello a servire V. A. Ser.ma come l’impose. Io l’invidio et incolpo la mia indispositione che nell’oportunità della presente guerra mi toglie sì largo campo di sodisfare in parte a quel ch’io debbo, e di mostrar a pieno quanto io sia desideroso di spargere il proprio sangue in servigio della sua Ser.ma Casa, non è per ciò ch’io viva in pace, perchè da vari pensieri asseggiato son continuamente saettato dallo sdegno e dall’ira in veggendo quanto ingiustamente sia turbata la tranquillità de suoi Popoli; e la devotione et osservanza ch’io porto al suo S.mo nome fa ch’io riceva i suoi propi danni e con maggior affetto per non essere in me quella virtù sì Eroica di far poca stima degli avversi colpi della fortuna qual’è propia di V. A. Ella vince se stessa, io rimango oppresso e vinto dal dolore, nè altro va mitigando il mio dispiacere fuorchè il vedere le genti tutte pendere da felici avvenimenti di V. A. essendo ciascuno inclinato a desiderarle vittoria, ciascuno ad augurarle accrescimento di stato, come allo ’ncontro tutti biasimano l’ingratitudine del nemico, l’hospitio contaminato e la rotta fede. Non è luogo dove non si rimproveri le barbariche attioni, le tante spezie di crudeltà el dispregio delle cose sacre del contrario; laonde viene maggiormente a risplendere l’humanità, la bontà e la religione di V. A. la quale quasi chiaro Polo tiene converse le calamite degli animi a mirar et ad ammirarla. Io dall’una parte ciò vedendomi glorio d’es-