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ch’io pozza mettere ammore ad autra femmena. Tu fuste la ncignatura1 de l’affezzione mia, tu te ne portarraje le stracce de lo boglie meje!» Mentre isso diceva ste parole, la povera giovane, che faceva lo racano2, strevellaje3 l’uocchie, e stennecchiaje li piede. Lo re, che vedde spilata Patria4, spilaje le cannelle dell’uocchie, e fece no sbattetorio, e no strillatorio che nce corze tutta la corte, chiammanno lo nomme de chella bon’arma, jastemmanno la fortuna, che nce l’aveva levata; e, tiran-



    sultori, s’oppose a questa deliberazione. Ma si sparse invece la voce, che avesse consigliato gli odiosi espedienti; e il popolo cominciò ad agitarsi. Invano lo Starace tenne riunione in S. Agostino che a stento potè parlare e non persuase o non fu capito. Pure, si concluse di radunarsi il giorno dopo a Santa Maria la Nuova, per andare dal Vicerè. Ma il giorno dopo (9 maggio) fu levato a furia di popolo da Santa Maria la Nuova, tra insulti e percosse menato a S. Agostino; e qui, prima ferito, poi trafitto con una stoccata, e gittate semivivo in una fossa: donde cavato fuori di nuovo, negatogli di confessarsi, fu percosso e straziato e spogliato nudo, e trascinato per le strade verso la Sellaria, dove morì. Ma, anche morto, per più di sei ore seguitarono a trascinarlo, a bruttarlo, a insultarlo, a tagliuzzarlo, cavandogli il cuore, strappandogli le viscere, troncandogli le gambe, offrendo quelle membra a chi volesse mangiarne; poi la plebaglia si divise, e una parte andò a bruciare la casa dello Starace, un’altra parte seguitò a divertirsi col cadavere; lasciandone solo sul tardi pochi brani sanguinosi a una cappelluccia, ch’era sulla via. Cfr. Summonte. Hist. di Nap., L. XII, C III, e Arch. Stor. Nap., I, 13l sgg. Quell’orribile eccidio restò proverbiale, e se ne formò anche il verbo: staracejare, int. al quale v. E. Rocco nel GBB., IV, 6.

  1. L’assaggio, il principio. — Ncignare, cominciare a servirsi d’una cosa.
  2. Rantolo dell’agonia.
  3. Torse.
  4. Patria, la Literna palus. Cfr. Cort, (Viaggio di Parn., IV, 21). Sec. il Galiani, «viene quest’espressione da un regolamento, che ancora si osserva, rispetto alla caccia delle folaghe, ed altri uccelli acquatici. Finchè la foce è chiusa, che noi diciamo appilata, non è lecito entrar nel lago a far la caccia. Spilata, o sia aperta la foce (il che segue nel mese di novembre), allora cessando la riserva, tutti possono andarvi, e perciò vi corrono a furia» (VN).