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Il Cavalier Basile fu un letterato napoletano del principio del secolo XVII, del periodo letterario appunto, nel quale riluce, astro maggiore, Giambattista Marino. E fu uno dei satelliti di quell’astro; e gli altri si chiamavano allora a Napoli Giulio Cesare Capaccio, Giambattista Manso, Gian Francesco Maia Materdona, Ettore Pignatelli, Orazio Comite, Francesco de Petris, Andrea Santamaria, Aniello Palomba, Tommaso Carafa, Gio. Vincenzo Imperiale, Antonio Basso, ecc. ecc.: tutti canori cigni, che, con luminosi inchiostri, facevano guerra alla morte, nelle Accademie degli Oziosi o degli Incauti. E, con tutti questi suoi compagni di gloria passata, sarebbe sepolto nell’oblio, nonostanti le sue Ode, e Madrigali, e Favole marittime, e Poemi heroici, che piacevano tanto ai suoi contemporanei, se non lo salvassero alcuni libercoli di opere giocose, che egli non fece a tempo, o forse, non curò di pubblicare. In queste opere giocose il gusto più largo e vario dei nostri tempi, ha trovato nuovi e


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