Pagina:Barzini - Gl'italiani della Venezia Giulia, Milano, Ravà, 1915.djvu/12


— 10 —


posto, a vivere la sua vita sulla sua terra. Per vari anni il barone Rinaldini ha ritenuto che non fosse rigorosamente indispensabile essere italofobo per essere luogotenente di provincie italiane. Tuttavia negli ultimi tempi del suo governo egli sembrò ricredersi. E col suo successore Goess la persecuzione riprese — una quindicina di anni fa. Ma è sotto alla luogotenenza del principe Hohenlohe che, come se fosse sorta una imperiosa e nuova urgenza di slavizzare ad ogni costo quelle terre, tenacemente, ardentemente, disperatamente italiane, ogni indugio è rotto, e la violenza contro l’italianità è portata su tutti i campi, apertamente, senza tregua, senza pudori, col programma mostruoso, chiaramente espresso a Vienna di «far sparire l’elemento italiano» da regioni limpidamente italiane, creando una situazione nella quale pare di veder rivivere tutta una storia di lontane oppressioni.

Osserviamo prima di tutto quei fatti che ci feriscono direttamente, perchè rivolti contro agl’italiani sudditi di Italia, e l’occuparsi dei quali costituisce per noi non soltanto un diritto, ma un dovere.

I decreti luogotenenziali, che impongono al Comune di Trieste il licenziamento di tutti i regnicoli impiegati delle industrie municipalizzate, hanno sollevato un giustificato rumore nel campo internazionale perchè costituivano un atto, diciamo così, solenne. Ma il loro oggetto, cioè il licenziamento ingiusto di sudditi italiani da ogni sorta di aziende sulle quali possa gravare in qualche modo la volontà del Governo, è un fatto dei più comuni, che si compie in silenzio, nell'ombra, perchè la sua enormità non è sempre portata al giudizio del mondo dalla proclamazione d’un editto. Ai cantieri navali di San Marco e di San Rocco, d’industria privata sovvenzionata, tutti gli operai e gl’impiegati regnicoli sono stati licenziati. E non si tratta di una misura contro gli stranieri in genere, visto che capi-squadra e ingegneri germanici sono rimasti. Alla fine del 1911, anche al cantiere navale di Monfalcone, egualmente privato e sovvenzionato, fu imposto il licenziamento dei regnicoli rispettandovi tuttavia gli operai inglesi, germanici e di altre nazionalità. Gl’ingegneri italiani vi furono sostituiti con inge-