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340 una meteora tricolore su trieste


vatore, aggrappato ai montanti, si sporgeva a guardar giù, tutto fuori della carlinga.

Appena il rombo del motore è arrivato alla terra, la fila dei lumi si è spenta. Anche i lumi vaganti sono scomparsi. Per qualche secondo ancora ha brillato solataria la luce all’estremo della banchina. Poi più niente.

Ma i nostri avevano impressa nella mente la disposizione dei segnali. Li avevano fissati con occhi avidi. La memoria in certi momenti afferra e scolpisce. Gli aviatori vedevano il disegno dei lumi pel buio. Erano del resto già arrivati a pordata di lancio sulla stazione dei pirati.

«Attento! Attento!» — urlava l’osservatore. — «A sinistra! Ancora un poco...!» — e convulsamente batteva con la mano sulla spalla sinistra del pilota curvo sulle leve. — «Ancora un poco...!»

«A destra adesso! Via...!»

Dando un improvviso colpo di virata a destra, per mantenersi sul bersaglio invisibile, nell’attimo decisivo, il pilota ha manovrato gli scatti che fanno cadere gli esplosivi.

Cinque proiettili sono piombati, uno dopo l’altro: due grandi e tre piccoli. Il pilota ha visto staccarsi le bombe dalla fusoliera. La luna le ha illuminate per un istante nella loro caduta. Erano delle ombre bianche e veementi, svanite istantaneamente nell’abisso di tenebre.