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che per cacciatori. Non curano Plinio, che disse1, obnoxii animi, et infelicis ingenii esse, deprehendi in furto malle, quam mutuo reddere; cum præsertim sors fiat ex usura. Non quell’antica usanza riferita da M. Varrone, di coronare una volta l’anno con odorose ghirlande di fiori i pozzi, per mercede dell’acque limpide e vive che da essi s’attingono.

Anzi avvien molte volte (e questo è il soprafino dell’arte di simili ladronecci), che si prendano a condannare di poco sapere e rifiutar come poveri di Lettere quegli stessi, da’ quali presero ciò che han di buono; affinchè, mostrandosi schifi della loro dottrina, non si creda che ne siano ladri. Così fanno i torrenti, chè, dove rompono con la piena, svellono, rubano, e portan seco; ma di quel che rapiscono, ingojano il sodo, e mostrano solo gli sterpi, le paglie, e le immondezze. Questa è ben maniera propria d’Arpie, trarsi la fame all’altrui mensa, nè contentarsi con rapire quel che si porta, se di più non s’imbratta quel che si lascia. Questo è fare de’ valenti Scrittori ciò, che il pessimo Dionigi faceva de’ suoi amici2; i quali diceva Diogene che come vasi di buon licore gli smugneva fin tanto ch’erano pieni, poi li rompeva quand’erano vuoti. Questo è essere appunto ciò, che nello stretto di Sicilia presso al Faro sono que’ due infami mostri Scilla e Cariddi, delle quali la prima rompe le navi e sparge le mercatanzie, l’altra co’giri suoi le rapisce e in una gran voragine se l’inghiotte. Non condannan costoro l’altrui per ributtarlo, ma per ingojarlo: Nec expuunt naufragia, sed devorant, disse Tertulliano3.

Odan per tanto, come detto a lor soli, ciò che in acconcio d’altri affari raccordò il moralissimo Plutarco4: Non debemus suffurari gloriam eorum, qui nos in altum extulerunt; nec esse ut Regulus Aesopi, qui deseruit Aquilam, cum ea lassa ulterius non potuit volare.

Peggio di questo fanno i secondi, che trovando, non so come, opere imperfette di bravi Maestri di Lettere, pietosi ricoglitori, come l’Ossifrago degli Aquilotti

  1. In præf. oper.
  2. Laert. in Diog.
  3. Tertull. de Pall.
  4. In praec. ger. reipubl.